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Abraham Maslow diceva “Sapere ciò che vogliamo non è la norma. E’ una conquista psicologica rara e difficile”.
Quando si inizia un percorso di Personal Branding la prima cosa sulla quale ci si deve interrogare è il “perché” decidiamo di farlo, quali sono i reali obiettivi che vogliamo raggiungere, quali le motivazioni che alimentano il progetto.
Le risposte a queste domande derivano dalla consapevolezza intesa, non come un semplice essere informati, bensì una cognizione profonda che permette all’individuo di creare relazioni armoniche e di valore tra tutte le componenti e di costruire un proprio sapere identitario.
E’ questo sapere identitario che guida l’azione e che ci permette di prendere delle decisioni , di fare delle scelte e di delineare i nostri percorsi.
Mi piace immaginarlo come “un respiro profondo”: quando chiudiamo gli occhi, inspiriamo, espiriamo e ci sentiamo appagati e sicuri, pronti a procedere.
Questo tipo di consapevolezza è la guida sicura in
un percorso di Personal Branding: non serve solo sapere come fare determinate cose, come utilizzare gli strumenti, quali sono i trend del momento. Il Personal Branding si nutre dell’unicità e questa deriva dalla consapevolezza di sé stessi.
Per iniziare a pensare in termini di consapevolezza è possibile individuare delle macro-sfere che definiscono aspetti differenti della nostra realtà:
1. Sfera identitaria: i nostri valori, i nostri obiettivi di vita, le nostre ambizioni.
2. Sferarelazionale e sociale: come ci collochiamo all’interno della rete sociale in cui siamo attori (famiglia, Parrocchia, amicizie….). Siamo un punto di riferimento? Siamo una figura leader?
3. Sfera professionale: a che punto ci troviamo nel nostro percorso di carriera.
4. Sfera delle risorse e degli strumenti: di cosa già disponiamo e/o di cosa abbiamo bisogno dal punto di vista materiale per raggiungere un determinato obiettivo o avviare un progetto;
5. Sfera delle conoscenze/competenze: quali sono le conoscenze tecniche e teoriche e quali le competenze che già ho acquisito e quali, invece, quelle da migliorare o acquisire.
Queste sfere possono essere arrichite ed ampliate per avere un quadrò più chiaro e completo.
Maturare il proprio sentire identitario implica però, un altro sforzo: lavorare alla propria consapevolezza di sé sulla time line della vita ed interrogarsi su passato, presente e futuro:
- Chi ero: qual è la mia storia? Qual è stato il mio percorso? Quali i miei errori e quali i miei successi?
- Chi sono: oggi chi sono diventato? Qual è la mia identità?
- Chi voglio essere: chi sarò domani? Per quali obiettivi sto lavorando nel mio presente?
Ogni sfera può dialogare con le altre e deve essere investigata con cura ed attenzione e, soprattutto, con grande sincerità. Nel bene o nel male siamo innamorati di noi stessi: ci piacciono i nostri lati positivi e siamo affezionati a quelli negativi perché sono le ancore a cui ci aggrappiamo quando non vogliamo uscire dalla nostra zona di comfort e ci giustifichiamo con noi stessi e con gli altri.
Guardarsi allo specchio e raccontarsi come stanno veramente le cose, senza veli, senza condizionamenti è difficile, a tratti doloroso, ma è il primo passo fondamentale verso l’autenticità e l’unicità.
E voi, quanto siete consapevoli di voi stessi?
Foto di cottonbro da Pexels